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L’identità attraverso gli occhi di un bambino

Lavorando all’interno di una scuola elementare in veste di docente, si ha il privilegio di poter accompagnare il bambino lungo il suo percorso di crescita. Una crescita non solo fisica ma soprattutto mentale ed emotiva, che piano piano lo porterà a diventare un individuo adulto e con una propria identità.
È proprio per questo che ho deciso di portare a termine, con l’aiuto di una collega, questo piccolo studio su come le menti di un ragazzo o di una ragazza tra i 7 e gli 11 anni che frequentano una scuola elementare situata nella periferia romana possano percepire e descrivere la parola “identità”.

L’obiettivo di questo articolo è proprio quello di andare ad approfondire non tanto cosa significhi aiutare un bambino a costruire la propria identità, quanto più che tipo di percezione quest’ultimo può avere di un concetto astratto così complesso.
Ovviamente prima di andare a porre la domanda “Che cos’è per te l’identità?” e raccogliere le varie risposte, sono state necessarie un paio di ore (svolte da me nella seconda elementare e nella quinta elementare da una collega che ringrazio ancora per l’aiuto) di spiegazione frontale per introdurre i ragazzi all’argomento.
Tra i più grandi, alcuni avevano già familiarità con il termine, sentito a volte in casa dalle figure genitoriali e a volte sulle piattaforme social, specialmente Instagram e Youtube, mentre i più piccolini erano completamente digiuni di qualsivoglia informazione.

Il collegamento più immediato che è stato fatto da entrambe le fasce di età (7/8 e 10/11) è stato con il documento che tutti noi portiamo in tasca normalmente, la carta d’identità, molto probabilmente perché all’interno del nome presenta il lemma preso in analisi; è stato interessante partire proprio da questo, perché ha permesso di iniziare a fornire una definizione sommaria del termine che poi è stata riportata in molti temi svolti dai ragazzi. In più di uno, infatti, si può leggere: “L’identità di una persona per me è il mio nome, le informazioni personali e se sono maschio o femmina”. Quest’affermazione, più o meno approfondita o corretta grammaticalmente, ricorre in quasi tutti i testi presentati da grandi e piccoli, e denota dal mio punto di vista quanto i loro cervelli a questa età siano come delle spugne, in grado di assorbire e riproporre immediatamente un’informazione ricevuta senza troppe difficoltà.

Passato questo primo livello, i ragazzi si sono incuriositi, e la sfera degli aspetti presi in analisi si è ampliata. Alcuni hanno chiesto se nell’identità rientrassero i loro gusti, altri il loro modo di vestire, ma molti (soprattutto tra i più piccolini) si sono domandati: “Ma la mia identità è anche se decido di essere simpatico con un bambino perché mi piace e con un altro no?”.
Di fronte all’ingenuità e forse anche alla banalità agli occhi di un adulto di questa domanda verrebbe quasi da sorridere, ma nel momento in cui in qualità di docenti ci siamo ritrovate a dover rispondere, abbiamo tentennato. Non esiste di fatti una risposta netta a questo quesito, perché non esiste una definizione ben marcata di cosa sia l’identità.
Basta pensare ad uno dei più celebri scrittori della letteratura italiana, Luigi Pirandello, per accorgersi che in realtà di banale in questa domanda non c’è nulla. Nella maggior parte della sua produzione l’autore sostiene infatti che l’essere umano non è in grado di presentare se stesso all’altro, e si fa scudo di una serie di “maschere” che lo aiutano a mistificare la propria reale identità e presentarne all’esterno una fittizia.
Provando a spiegare questo concetto ai bambini, il collegamento più immediato è stato con i supereroi, in particolare le due figure più conosciute di Superman e Batman. Giustamente tutti gli studenti arrivati a questo punto si sono domandati: “Quindi l’identità di Superman e Batman non è Superman e Batman, ma Peter Parker e Bruce Wayne?”. Dopo svariati minuti di riflessione sulla questione, la conclusione a cui si è giunti è che una non debba per forza escludere l’altra; un bambino, abbiamo ragionato, non è solo bambino ma è anche alunno nel momento in cui si presenta a scuola, nipote quando sta dalla nonna e figlio quando sta con la mamma e il papà.

A conclusione di questa piccola ricerca, mi piacerebbe presentare in forma anonima e attraverso dei brevi estratti, alcuni dei concetti più interessanti che sono stati espressi da alcuni bambini di ambo le fasce d’età all’interno dei temi aventi come traccia: Che cos’è per te l’identitá?

“Per me l’identitá di una persona è […] la felicitá che dà il sorriso di una persona” (M. 7 anni)
“Per me l’identitá di una persona è ció che rende una persona importante” (G. 7 anni)
“[…] Il significato di identitá è che nessuno è come te, perché ognuno è unico nel suo genere” (A. 11 anni)
“Per me l’identitá sono i miei sentimenti e i miei gusti” (G. 11 anni)
“Per me l’identitá puó essere anche la paura di non essere perfetto” (F. 11 anni)
“Per me l’identitá è […] uguaglianza, ognuno di noi è diverso” (L. 11 anni)
“Per me l’identitá è la felicitá di una persona” (E. 7 anni)

Copertina: Maria Benveduti, Leone, Genova, 2020.

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Born in 1995 in Rome, where she graduated with excellent marks at the classical high school. Graduated in Languages, Cultures, Literatures and Translation at La Sapienza University of Rome, she also completed a year of studies at the Complutense University of Madrid, spending a year in the Spanish capital where she was able to perfect her use and understanding of Spanish and English.
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