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Una scelta per Milano: Scali Ferroviari e trasformazione della città

Un presupposto semplice per un obiettivo decisamente più complesso: rendere Milano nuovamente attraente, non solo per futuri investitori, ma per nuovi cittadini, pronti a vivere una città adatta alle loro esigenze e non piegata necessariamente al mercato finanziario. Da qui comincia l’indagine di Laura Montedoro, professore associato di Urbanistica al Politecnico di Milano raccontata pagina dopo pagina in “Una Scelta per Milano: Scali Ferroviari e trasformazione della città”. Un racconto a più voci di quella che vuole essere non solo una visione ma una speranza per il capoluogo lombardo.

© Libro di Laura Montedoro, “Una Scelta per Milano: scali ferroviari e trasformazione della città”

Un presupposto semplice per un obiettivo decisamente più complesso: rendere Milano nuovamente attraente, non solo per futuri investitori, ma per nuovi cittadini, pronti a vivere una città adatta alle loro esigenze e non piegata necessariamente al mercato finanziario¹. Da qui comincia l’indagine di Laura Montedoro, professore associato di Urbanistica al Politecnico di Milano².

Quindi, trasformare sì, ma come e da dove iniziare? Gli scali ferroviari hanno rappresentato per il team di ricerca urbanistica del Politecnico, nato nel 2006, un punto di inizio e sviluppo progettuale nuovo, che non si limita alle strutture esistenti ma coinvolge tutta la città di Milano, alla ricerca di una continuità ed una omogeneità tra le varie aree urbane.
La scelta di cominciare la progettazione del rinnovamento urbano di una città come Milano dagli scali ferroviari attualmente dismessi appare simbolica, ovvero un tentativo di ridare linfa ad un sistema di trasporti in una città che della velocità, immediatezza e comunicazione ha fatto la propria fortuna. Questa scelta nasconde anche la volontà molto più profonda di trasformare gli scali dismessi in nuovi snodi di trasporto oppure nuovi luoghi urbani³, attraverso progettazioni che hanno in sé il seme del cambiamento a lungo termine, interpretato come la ricerca di una visione che possa offrire un nuovo profilo cittadino a tutti coloro che vi transitano e vi abitano. Un continuum tra individuo e dimensione urbana progettata a sua immagine e somiglianza, in cui l’accento è posto sulla qualità dello spazio, ambendo ad una nuova idea di città.

La proposta non è trovare immediatamente una soluzione che sia ideale alla situazione attuale di Milano, piuttosto cercare una linea alternativa, che sia applicabile in maniera sistemica, valorizzando i singoli elementi senza dimenticarne il contesto. Muoversi in questo senso vuol dire fare città, riconoscendo in ogni elemento (in questo caso, in ogni scalo) la sua naturale unicità nell’insieme Città, dando priorità all’abitabilità ed alle potenziali relazioni che ogni scalo potrebbe ospitare.

In questo frame si appoggia l’articolo di Paolo Mazzoleni⁴ Gli spazi sociali della residenza come catalizzatori di urbanità – secondo cui la progettazione di spazi che rispettino le relazioni sociali deve avvenire investendo su elementi che permettano all’individuo di usufruire dei suddetti spazi, pensati per acquisire nuove forme ed allinearsi ai progressivi mutamenti urbani.
La qualità spaziale è uno dei principi costanti per il progetto urbano degli Scali, in cui primeggia il rapporto tra spazio verde e pubblico, dimostrando l’interesse dei progettisti verso l’individuo in quanto tale e considerandone di conseguenza la libertà di movimento nello spazio come necessità primaria, non come elemento secondario da accontentare con dotazioni di prassi .
Il dialogo tra elementi urbani e verdi è una delle chiavi di interpretazione dei diversi progetti elaborati per i singoli Scali, in cui il dialogo non si ferma alle proporzioni di equilibrio tra architettura e verde urbano, ma si estende alle aree circostanti, includendo nella progettazione aree prettamente residenziali, reinterpretate insieme ai concetti di social housing e mixité; implementando un circolo di relazioni vivo e pensato per essere duraturo, abbattendo il più possibile fenomeni (diffusi) di segregazione sociale (volontaria o meno).

I sette progetti⁵ analizzati all’interno di Una Scelta per Milano seguono queste direttrici, cercando di interpretare gli elementi urbani esistenti, ma paradossalmente evidenziano quella che è la grande mancanza della città lombarda: una visione di insieme che permetta di regolare in maniera sistematica la programmazione edilizia; forse proprio per questo gli scali non sono presentati secondo una gerarchia di importanza, ma vengono trattati in maniera egualitaria, indipendentemente dalla loro geografia⁶.
È importante notare l’estensione totale della superficie, che porta ad affrontare altre riflessioni, soprattutto in merito alla densità abitativa sarà necessario tenere conto delle peculiarità delle diverse aree cercando di mantenerle, evitando picchi di estensione di densità, che snaturerebbero il volto della città.
Si è optato quindi per progetti dimostrativi⁷, che tenessero conto della redistribuzione della popolazione ma attraverso un cambiamento omogeneo, anche se questo può implicare grosse volumetrie, come nel caso dello Scalo Farini⁸, in cui il rapporto tra verde urbano e le grandi costruzioni – anche residenziali – non viene stravolto ma valorizzato dimostrando la necessità di un disegno urbano pragmatico⁹.
La prassi di ricerca di Laura Montedoro dimostra non solo la necessità del lavoro da lei progettato, ma dimostra anche il bisogno di un cambiamento di pensiero a livello strategico, coinvolgendo diverse forze accantonando una volta per tutte la logica della rendita fondiaria, a cui i territori sono stati per decenni subordinati, provocando uno scollamento progressivo tra edilizia e realtà.

Come già ricordato lo scopo di Una Scelta per Milano è proporre una via alternativa, che tenga conto di scelte territoriali strategiche elaborate per un territorio che è già ricco di relazioni tra strutture ed infrastrutture a loro volta legate ad un substrato storico di assoluta importanza, di conseguenza, è necessario orientare la prassi progettuale alla massimizzazione del potenziale intrinseco di ogni singola area, in armonia con la collettività.

¹ Laura Montedoro, Ipotesi funzionali, modelli insediativi, idee di città,  pp. 19, Una scelta per Milano, Macerata, Quodlibet, 2013.
² L. Montedoro, www.polimi.academia.edu, data di consultazione 07/10/2018.
³ Mauro Mericco, Scelte strategiche e visioni per la città metropolitana-Quale strada diversa è percorribile?, pp. 37, Una scelta per Milano, Macerata, Quodlibet, 2013.
⁴ L. Montedoro, Gli spazi sociali della residenza come catalizzatori di urbanità, pp. 75, cit.
L. Montedoro, Un approccio sistemico. Progetti per i sette scali milanesi-La rappresentanza e la comparabilità, pp. 101, cit.
⁶ L. Montedoro, Un approccio sistemico. Progetti per i sette scali milanesi, pp. 102, cit.
⁷ L. Montedoro, Modelli insediativi, o dell’importanza del disegno urbano, pp. 24, cit.
⁸ L. Montedoro, Un approccio sistemico. Progetti per i sette scali milanesi – Note sul Metodo, pp. 102, cit.
Milano 7 scali: una risposta locale a un problema globale-Conversazione con E.Battisti, pp. 266, cit.