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Blueprint: intervista a Daniele Zerbi

Nell’ottica di un confronto tra tre architetti che hanno partecipato al concorso Blueprint, indetto dal Comune di Genova, è stato intervistato Daniele Zerbi dello studio Fuzz Atelier.
Fuzz Atelier” è un giovane studio milanese che si autodefinisce un collettivo di ricerca, indagando la morfologia dello spazio con un approccio multiscalare e transdisciplinare. Il nome “Fuzz” deriva dalla musica, è inteso come una distorsione del segnale di ingresso che va a saturare le frequenze espandendo lo spettro. Lo studio “Fuzz Atelier” fa del suo nome un manifesto di intenti, trasfigurando l’approccio al progetto in una sorta di distorsione degli aspetti morfologici, tipologici e tecnologici, al fine di sperimentare nuovi possibili sviluppi.
Il progetto presentato, classificatosi al quarto posto, si costituisce in una serie di volumi il cui impianto generale si fonda sull’intreccio di una dimensione paesaggistica, è “una progressiva compressione spaziale volta alla ricerca di una dimensione architettonica intima riferita ai tipici vicoli di Genova”.

1 – Cosa ne pensi del Masterplan di Renzo Piano?

ll Masterplan elaborato da Renzo Piano è un documento importante per quello che riguarda la volontà di agire e riqualificare un territorio, che allo stato di fatto presenta significative problematiche, sia dal punto di vista della qualità spaziale sia per la viabilità. II documento presenta un’interessante continuità tra il centro e le aree periferiche, tuttavia queste indicazioni generiche vanno verificate dal punto di vista architettonico.

2 – Qual è la tua opinione riguardo l’approccio e la gestione del concorso da parte dell’Amministrazione Comunale?

La gestione del concorso è stata particolare, soprattutto per quanto riguarda la classifica finale. La mancata assegnazione del primo premio succede raramente.

3 – Come ti sei posto nei confronti del progetto e come lo hai impostato?

Data l’alta densità proposta dal Masterplan di Renzo Piano, abbiamo impostato una strategia compositiva in grado di articolare uno spazio pubblico continuo per tutta l’area, un sistema di corti che presenta una progressiva dilatazione spaziale che culmina nella piazza centrale. Lo spazio pubblico, è stato sicuramente l’aspetto a cui abbiamo dato precedenza assoluta in termini compositivi, l’aggregazione dei volumi è venuta di conseguenza, assecondando in altezza le compressioni e le dilatazioni degli spazi di relazione. L’impianto urbano viene definito in modo perentorio da un edificio a stecca, lungo il lato nord del perimetro, sulla quale si attestano in modo trasversale i volumi secondari. In sintesi l’impianto generale mette insieme una dimensione paesaggistica che fonda le proprie radici nell’illustre precedente genovese della Casa Forte Quezzi di Daneri, ed una progressiva compressione spaziale volta alla ricerca di una dimensione architettonica intima, riferita ai tipici vicoli di Genova.

4 – Quali sono state le problematiche che hai riscontrato durante la fase progettuale?

Dati i limiti di altezza e gli indici di edificabilità, è stato difficile riuscire ad impostare un progetto capace di assecondare tutte le richieste imposte. Forse un altro problema, al fine di perseguire le direttive del bando di concorso, è stato quello di includere caratteri di sostenibilità nel progetto, per via della loro natura estremamente tecnica. Le scelte per lo sviluppo di un pezzo di città non possono essere determinate da criteri di sostenibilità, questi possono influenzare ma non possono essere la chiave compositiva.

5 – Cosa ne pensi del risultato del concorso e del nuovo progetto “Waterfront di Levante” promosso da Renzo Piano?

I risultati del concorso sono stati interessanti e ci sembrava che fossero in linea rispetto con le richieste del bando. Ci sembra strano che nessuno abbia totalizzato il punteggio minimo per essere considerato vincitore.
Non conosco il progetto “Waterfront di Levante”, in ogni caso sembra che Renzo Piano voglia fare concorrenza a Babbo Natale…ormai ogni anno ci aspettiamo un suo progetto in dono. Forse più che donare un Masterplan potrebbe donare dei bandi di concorso, in modo da velocizzare e rendere più efficace l’ intera procedura.

6 – Qual è la tua visione di Genova per il futuro?

Non saprei, spero solo che mantenga il suo carattere di città portuale che ritengo molto affascinante.

7 – Quando, come e perché hai deciso che l’Architettura sarebbe stata la tua strada?

Durante gli ultimi 2 anni di università, grazie al professore Lorenzo Degli Esposti che mi ha fatto capire quanto sia divertente ed interessante la composizione architettonica.

8 – Ad oggi qual è la tua definizione di Architettura?

Ci piace pensare che l’architettura sia un dispositivo di distorsione dello spazio.

9 – Quale consiglio vorresti dare ai futuri architetti?

Donate i vostri progetti come insegna il maestro Renzo Piano.

 

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Duccio Prassoli Administrator
Graduated at the Department of Architecture in Genoa, he is currently pursuing his Master’s degree at the Polytechnic of Milan. He is interested in the architecture of the 20th century and the influence that this is having on society and contemporary architectural thought.
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