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Ponte Parodi: un vuoto urbano

Ponte Parodi è una ferita urbana nel cuore della città di Genova, sanguina e non cicatrizza. Situato nel centro del Porto Antico, è un’opportunità incredibile nella definizione del nuovo waterfront genovese, inoltre è sede di un edificio eccezionale: l’Hennebique.
In Italia la macchina decisionale è lenta ed arrugginita, ad oggi quel prezioso vuoto urbano è inaccessibile ai cittadini, ospita i Rimorchiatori Riuniti ed un triste deposito di rifiuti marittimi.
Da qualche mese è sorto un cantiere in quest’area e sembra si stia lavorando a qualcosa. Di cosa si tratta? Qual’è la sorte di questo pezzo fondamentale di città?
Prima di addentrarci nella questione cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando.

Ponte Parodi è una banchina in stato di abbandono all’interno del porto di Genova, si estende per quasi 23.000 metri quadrati e fu edificato come scalo marittimo. Lo spazio è accessibile attraverso un passaggio sbarrato da un cancello, quindi di fatto è inacessibile.
Sul ponte troneggia l’Hennebique, quest’ultimo è un edificio liberty in cemento armato costruito nel 1901 da Giovanni Antonio Porcheddu. E’ stato edificato per il deposito di granaglie provenienti dai traffici marittimi e collocato sulla calata Santa Limbania. Il suo nome deriva da uno degli inventori del calcestruzzo armato, François Hennebique, che realizzò il brevetto alla fine dell’800. Si tratta del primo esempio in Italia di costruzione integralmente realizzata in calcestruzzo armato.

Numerosi urbanisti ed architetti si sono espressi sulle opportunità legate a Ponte Parodi¹. All’alba di Expo 1992 iniziarono le riflessioni sulla rigenerazione del Porto Antico di Genova, comprendendo anche Ponte Parodi. In quegli anni fondamentali si pensò ad una visione generale di rinascita urbana. Tuttavia Ponte Parodi non riuscì ad approfittare del momento, come del resto non usufruì dei fondi stanziati per il G8 e non entrò a far parte del circuito Genova Capitale Europea della Cultura, inoltre fallì pure il tentativo di trasformare l’Hennebique nella Facoltà di Ingegneria.
Nel 2000 fu indetto un concorso dall’Autorità Portuale di Genova (proprietaria dell’area), tra i finalisti OMA di Rem Koolhaas associato allo studio di Stefano Boeri², il Foreign Office Architects³ e Giancarlo De Carlo Associati⁴. Vinse UN Studio di Ben van Berkel e Caroline Bos⁵ attraverso un project financing con la società francese Altarea. Come ulteriore prova dell’inefficienza italiana nel portare a termine le opere pubbliche il progetto è ancora fermo, perciò Altarea ha chiesto i danni economici per i ritardi.

Intanto la cittadinanza reclama il diritto sullo spazio. A Giugno 2017 prese forma il workshop “Spazio Darsena Architettura” durante l’Evento Bastimento⁶. Questo laboratorio è stato un seminario di sei giorni durante il quale architetti, studenti, progettisti e dottorandi, hanno cercato di immaginare usi temporanei della banchina. Guidati dagli architetti Patrizia Di Monte e Ignacio Gravalos, l’iniziativa si è conclusa con la produzione di alcune immagini provocatorie che rappresentano il ponte abbandonato come una spiaggia, un palco, una palestra all’aperto, un bosco. Basterebbero 30 mila Euro per attuare questi interventi temporanei e la città tornerebbe in contatto con lo spazio, nell’attesa di Godot, il grande progetto di Ponte Parodi.

Ad inizio 2018 viene firmato un accordo preliminare⁷ tra Comune di Genova, Regione Liguria, Sovraintendenza dei Beni Culturali e l’Università di Genova per tentare nuovamente di sbloccare il progetto. Pochi mesi dopo apre il cantiere per mettere in sicurezza la banchina e demolire alcuni edifici d’ingombro, attraverso le cosiddette “opere propedeutiche”. Dopo la riprofilatura del molo si sta concludendo la cinturazione, ovvero la realizzazione di pareti impermeabili, le quali dovrebbero consentire la costruzione di un parcheggio sotto il livello del mare. Questi interventi erano già previsti nell’atto suppletivo alla concessione stipulato con la società Porto Antico nel 2011.
La visione dell’attuale giunta, ovvero la giunta Bucci, è quella di un waterfront unico che va da Boccadasse alla Lanterna di Genova, passando per l’Ex-Fiera del mare e Ponte Parodi come cuciture indispensabili. Speriamo non si risolvi tutto in un parcheggio subacqueo.

Sembra evidente che il progetto che vinse il concorso nel 2000 non sia più conforme con la situazione attuale, sia in termini economici che architettonici. L’immensa struttura del silos Hennebique è tutelata dai Beni Culturali, perciò non verrà demolita. Pensare ad un progetto che prevede la realizzazione di numerose attività e funzioni senza integrare l’Hennebique è una follia, bisogna progettare l’intero sistema come un unicum. Se il silos rimarrà in piedi a causa dei vincoli storico/architettonici, bisogna prima pensare al suo ruolo nella zona e poi eventualmente capire quali servizi potrebbero aggiungersi per completare il progetto. In caso contrario si genererebbe un surplus di attività, considerata la scala dell’edificio preesistente e del progetto vincitore del concorso, non ci sarebbe l’utenza necessaria per coprire tutti i servizi offerti, siamo a Genova e non a New York.
Ad oggi si ha l’idea di un’immenso coacervo di attività ai piedi dell’Hennebique, il quale, per adesso rimane vuoto e senza destinazioni progettuali.

Si è parlato di trasformare l’Hennebique in università, in albergo, in museo, in quartier generale delle agenzie di shipping, tuttavia nessuna di queste possibilità è stata definita. Fino a quando non si produce una visione chiara e definitiva di questo edificio, non si può pensare di progettare Ponte Parodi nel suo insieme.
Io credo che le caratteristiche necessarie e sufficienti di Ponte Parodi siano le qualità spaziali già esistenti: la posizione strategica, il rapporto con la città e con il mare, il contatto con il porto, ecc… basterebbe valorizzare queste particolarità. Non credo ci sia bisogno d’altro se non dello spazio che già esiste.
Si potrebbe approfittare della costruzione del parcheggio (che comunque è utile nella zona del Porto Antico) autorizzando la concessione alla società privata che lo gestirà in cambio delle opere pubbliche in superficie. Queste opere urbane si dovrebbero limitare a semplici interventi, generando un vuoto urbano che potrebbe avere l’aspetto di un parco, al centro del porto ed in mezzo al mare.
L’Hennebique invece potrebbe accogliere moltissime attività diverse, anche grazie all’organizzazione strutturale per magazzini e alle doppie altezze che faciliterebbero la suddivisione degli spazi. Un albergo, una biblioteca dell’università, un museo e gli uffici di agenzie di shipping, potrebbero convivere nello stesso edificio seguendo la logica della struttura, che è già divisa in macrosettori. Questo approccio sarebbe coerente con la conformazione della città che è densa e mista, inoltre sarebbe un vantaggio economico. Infatti suddividendo l’edificio in più parti, si potrebbe chiedere ai diversi investitori di partecipare economicamente alla ristrutturazione dell’edificio in base alla quantità di metri quadrati che occuperebbero.

Ponte Parodi è un’opportunità incredibile per la città; potrebbe essere un pezzo importante di urbanità arricchendo ulteriormente la corona sulla testa del porto, potrebbe essere un parco pubblico nel centro di quell’anfiteatro urbano che è Genova vista dal mare, potrebbe essere un edificio vivo e pulsante circondato da spazi autentici, potrebbe essere un episodio di urbanistica partendo dall’identità caratteristica del luogo, potrebbe essere qualsiasi cosa, ma ad oggi rimane un luogo abbandonato ed inaccessibile.

¹ Giancarlo De Carlo, La città e il porto, Milano, Marietti, 1992
² OMA & Stefano Boeri Architetti, Genoa Port, www.oma.eu, data consultazione 18/07/2018.
³ Foreign Office Architects, Ponte Parodi International Competition, www.cca.qc.ca, data consultazione 9/06/2018.
⁴ Giancarlo De Carlo Associati & MTa Associati, Genova, project for “Ponte Parodi” (International Competition), www.mtaa.it, data consultazione 20/06/2018.
⁵ UNStudio, Ponte Parodi, www.unstudio.com, data di consultazione 12/06/2018.
⁶ Evento Bastimento, Edizione 2017, www.eventobastimento.it, data consultazione 27/06/2018.
⁷ Beatrice D’Oria, Hennebique, firmato l’accordo per il (possibile) recupero, www.ilsecoloxix.it, ultima modifica 8/01/2018, data consultazione 20/06/2018.

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Marco Grattarola AdministratorKeymaster
He graduated in Architecture Sciences at the Polytechnic School of Genoa with a thesis on “Active Architecture”. He did two internships, in an art gallery and in an architecture studio. He currently attends the Master at the Polytechnic of Milan. His interests range from music to drawing, in which he experiments with curiosity and passion.
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